La storia


Pallarea è una minuscola frazione di Viola, in provincia di Cuneo, che ha soltanto 23 abitanti.

Il paese ha origini molto antiche, in documenti medievali compare con il toponimo di con “Veola”, diminutivo di “via olea”, con riferimento alla sua collocazione su una strada utilizzata per il transito dell’olio dalla Liguria al Piemonte. Numerose sono le ipotesi relative alle origini del borgo; il ritrovamento di una lapide funeraria di un vecchio centurione romano, nella località di Saint Grèe, confermerebbe la vecchia storia del luogo, punto di transito tra la Liguria e il Piemonte.

Se tali notizie sono vaghe, certo è che i Saraceni all’inizio del X secolo misero a ferro e fuoco l’intera Val Mongia senza risparmiare le sventurate genti locali. Ma la parte più importante della storia del borgo è legata ai marchesi di Ceva, in particolare a Bonifacio di Vasto, i cui discendenti dominarono queste terre fino al XVII secolo.

Verso la fine del Settecento la campagna d’Italia del giovane generale Napoleone Bonaparte lasciò tracce anche in questi territori: sul colle di San Giacomo sono ancora evidenti i resti delle trincee scavate per le battaglie. Sulla piazza del Castello di Viola (ancora con il nome latino di Platea Castri) si amministrava la giustizia e si punivano i condannati. Sull’altra sponda del Mongia invece sorgeva la chiesa di San Giorgio, costruita nel 1190 e ampliata per ben 3 volte seguendo l’incremento della popolazione: nel 1885 infatti il borgo raggiunse la punta più alta di ben 1130 abitanti.

Sotto il profilo storico-architettonico figurano: la chiesa di San Lorenzo, eretta nel 1190; la confraternita dell’Annunziata; la cappella di San Bernardo; la chiesa di San Giacomo, la chiesa di San Giovanni e la chiesa di San Grato. Particolare interesse merita anche il santuario della Madonna della Neve, al cui interno è presente il pilone votivo originario con l’affresco raffigurante la “Madonna col Bambino”.